Donne e Madonne, bianche e nere
Prosegue l’intensa attività culturale no profit promossa da Palazzo San Siro sotto la guida dell’architetto Annamaria Vercellino: dall’8 al 31 marzo lo storico edificio ingauno ospita l’esposizione “Donne e Madonne, bianche e nere”, in cui sono visibili antichi dipinti ispirati a soggetti femminili che dialogano con importanti sculture, secondo il consueto format che la Fondazione Tribaleglobale propone in occasione della Festa della Donna in associazione con il palazzo (la mostra è visitabile su appuntamento).
Le novità non sono solo nel luogo: dopo un accurato restauro il curatore Giuliano Arnaldi espone infatti per la prima volta un dipinto inedito rinvenuto nei fondi di un antico palazzo nei pressi di Moncalvo (Asti) e secondo il collezionista ed esperto in pittura antica del XVII secolo Alessandro Ghillino attribuibile al maestro Guglielmo Caccia, detto il Moncalvo (Montabone, 9 maggio 1568 – Moncalvo, 13 novembre 1625).
"...L’arte ci consente di riflettere sulla potenza evocativa della donna, dei suoi saperi e della sua bellezza..."
Il restauro è stato eseguito da Laura Romanengo presso il proprio laboratorio sito nel cuore del centro storico di Genova, in piazza delle Oche 1, accanto alla Basilica delle Vigne. Tra le opere esposte si nota un’opera del savonese Gio Stefano Robatto (Savona, 1652 – 1733) raffigurante l’”Incontro fra Maria e Sant’Anna”, un’imponente tela 157 x 102 cm di Antonino Alberti, detto il Barbalonga (Messina, 1600 – 2 novembre 1649) e altri dipinti proposti in un dialogo con opere d’arte tradizionale africana legate al culto della Grande Madre.
“L’arte ci consente di riflettere sulla potenza evocativa della donna, dei suoi saperi e della sua bellezza ma soprattutto su ciò che essa rappresenta ai giorni nostri, in particolare nella nostra società, di come essa in taluni casi venga defraudata in ogni suo essere, fino ad arrivare alla vita, che è il bene massimo”, dichiarano congiuntamente Annamaria Vercellino e Giuliano Arnaldi, i quali in questa evocazione sull’immagine femminile si fanno ambasciatori morali affinché una presa di coscienza più coinvolgente da parte di tutti possa iniziare a dare una svolta.